Che cosa avremo imparato

Che cosa avremo imparato

Le ispirazioni sono sempre nell’aria. Ci arrivano naturalmente. Le intercettiamo istintivamente, le raccogliamo, le personalizziamo, le adattiamo. Le facciamo nostre.

Esattamente un anno fa, qualche mese prima di celebrare il nostro evento più importante, Pulire a Verona, raccoglievamo le idee per comporre una proposta sulla nuova edizione di FORUM Pulire. Quella che avremmo voluto presentare in occasione della fiera imminente e che avrebbe dovuto dare un orientamento, selezionare i temi e gli argomenti da trattare, approfondire e condividere con gli altri.

Un anno fa dunque avevamo immaginato 5 temi: Le Donne, la Felicità, Accoglienza e Appartenenza, Distribuzione nell’era della discontinuità, Progettare per il pulito nei luoghi dell’ospitalità: Ospedali, Alberghi, Ristoranti, Scuole.

Pensate a quanto quei temi, apparentemente distanti e slegati dal tema della “Pulizia”, fulcro attorno al quale ruota l’oggetto della filiera che ci rappresenta, siano oggi, in questa circostanza improvvisa e drammatica, vicinissimi e dipendenti.

Papa Francesco nel marzo 2019 offriva a tutti una riflessione, oggi ancora più appropriata, sul tema della felicità, tanto intensa quanto essenziale: “la ricerca della felicità è comune a tutte le persone di tutti i tempi e di tutte le età. Il cammino della felicità comincia controcorrente. Occorre passare dall’egoismo agli altri. Non si può essere felici da soli. Se riesco ad aiutare una persona a vivere meglio, questo è già sufficiente a giustificare il dono della mia vita. La vera gioia nasce dalla relazione con gli altri. Nasce dal sentirsi accettati, compresi, amati e dall’accettare, dal comprendere, dall’amare. La gioia nasce dalla gratuità di un incontro.”

Felicità e Accoglienza sono allora azione e conseguenza. Sono gli ingredienti di un unico pensiero che deve diventare comune. E poi subito dopo, come in una reazione di pensieri a catena, ci si interroga sul valore dell’ Appartenenza

“La percezione di appartenenza ad una comunità territoriale è un dato soggettivo, un sentimento che permette all’individuo di sentirsi parte di una unità significativa di azioni e relazioni tra soggetti.  Per superare la solitudine e l’isolamento, abbiamo bisogno di trovare una identificazione reciproca con gli altri, basata su legami di diverso tipo, nella condivisione di interessi, di bisogni, di valori e di storie di vita, ricercando un senso di appartenenza alla collettività, coltivando rapporti significativi in contesti che permettano di sperimentare il vissuto del senso di comunità.

Mai come in questi giorni il senso di appartenenza, che è valore dell’accoglienza e non difesa arrogante del territorio, sollecita comportamenti virtuosi e generosi.

Dalle ultime settimane i reparti di molti ospedali adibiti a centri per la donazione del sangue sono frequentati in larga misura da cittadini extracomunitari, medici e infermieri lavorano ad oltranza da giorni in condizioni difficili e faticose, gli operatori delle pulizie garantiscono a tutte le ore del giorno e della notte livelli di salubrità necessari, tutti noi abbiamo condizionato i nostri comportamenti personali ad azioni di pubblica utilità. Vogliamo vincere questa sfida e la vogliamo vincere tutti insieme. Vogliamo appartenere tutti alla stessa volontà.  Appartenenza allora si rappresenta come condizione consapevole che precede il gesto del donare e non come il luogo per esercitare il diritto esclusivo al possesso, come qualcuno aveva invece inteso dire o fare.

Il mondo dei servizi integrati, ed in particolare quello del facility management e della cura alla persona, si caratterizza per essere un comparto produttivo labour intensive nel quale il costo del lavoro incide fino ad oltre l’80% del valore di produzione e nel quale il 72% dei lavoratori è rappresentato da donne. Una percentuale molto alta rispetto ad altri comparti produttivi della quale tuttavia nessuno percepisce il valore e la dimensione. E’ nostra volontà, in questo contenitore di ispirazione che è FORUM PULIRE, documentarne le storie, esplorarne i pensieri, immaginarne le aspettative, raccontare il loro impegno, condividerne la visione sul futuro.

L’emergenza COVID19 ha esercitato a tutti i livelli una pressione così forte da correggere le traiettorie di attività di molti fornitori (fabbricanti e distributori). Alcuni produttori hanno dovuto in questi giorni concentrare la loro attività su prodotti necessari alle attività di sanificazione e bonifica ma anche di prevenzione e protezione. I distributori hanno intensificato i turni di consegna per alimentare efficacemente i magazzini dei fabbricanti con materie prime e componenti ma anche per portare sul territorio, e quindi agli utenti finali, i prodotti e le attrezzature necessarie al loro lavoro.

L’emergenza è il luogo che nell’immaginario teorico si avvicina di più all’idea di “disruption”. Un luogo cioè nel quale le regole e le modalità di esercizio possono cambiare ripetutamente in un tempo molto breve e nel quale vince colui che governa il cambiamento nel modo più efficace ed efficiente. Impareremo insieme a condividere e a progettare nuove logiche di intervento nella metodologia della distribuzione applicata al mercato globale sia in condizioni di complessità che di variabilità crescenti.

Progettare per il “PULITO” nei luoghi dell’accoglienza deve diventare un atto di consapevole responsabilità. Avremo capito, alla fine di questa storia, quanto Pulito e Pulizia siano determinanti per la nostra salute e quindi per la nostra vita. Avremo capito che fare pulizia è un investimento e non un costo e come tale non si può abbattere. Avremo capito che un paese civile che guarda alla salute dei propri cittadini non può tagliare il costo dei servizi di pulizia negli ospedali, nelle case di cura, negli asili e nelle scuole per trasferire quelle risorse a capitoli di spesa meno importanti o peggio per pagare le cure di chi ha contratto infezioni a causa della mancanza di pulizia.  Avremo capito che il servizio di pulizia deve essere erogato da figure competenti, formate professionalmente e che il loro livello di competenza sia costantemente aggiornato e possibilmente certificato. Avremo forse capito che i progettisti dei nuovi immobili dovranno considerare il servizio di pulizia di quell’edificio come variabile del progetto stesso e che non si progettano e costruiscono spazi che non si possono pulire. Avremmo forse capito che esiste una filiera di fabbricanti di macchine, prodotti, attrezzature, carta e monouso che investono risorse importanti in ricerca e innovazione per fornire soluzioni innovative che producono efficienza e sicurezza. Queste imprese, molto spesso italiane, meritano un riconoscimento in termini di consenso commerciale superiore a quello di cui purtroppo godono prodotti più economici, spesso insicuri e di scarsa qualità. Forse avremo capito che gli operatori della pulizia, a tutti i livelli, di cui le donne rappresentano la grande maggioranza, meritano rispetto e riconoscenza e che senza il loro contributo non potremo guardare avanti. Le assegnazioni delle gare a ribasso su un servizio così importante non premiano nessuno.

Infine, forse avremo capito che non dobbiamo dimenticare ciò che è stato, ciò che è accaduto in queste settimane. Il costo incalcolabile e indescrivibile sostenuto.  La memoria su ciò che è stato ci aiuterà a non commettere gli stessi errori e a immaginare nuove regole e nuovi comportamenti per il nuovo che verrà.

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